Ultima modifica: 3 Maggio 2016
ISTITUTO COMPRENSIVO "Simone De Magistris" > News > News > Intervento del dott. Nabil Al Zein: LE RELIGIONI IN DIALOGO

Intervento del dott. Nabil Al Zein: LE RELIGIONI IN DIALOGO

Nabil Al Zein è un medico siriano nato a Damasco nel 1944. Dal 1966 vive in Italia, a Tolentino, dove ha uno studio odontoiatrico.

Nabil Al Zein con gli studenti delle classi terze.

Nabil Al Zein con gli studenti delle classi terze.

 Dopo aver curato intorno agli anni ’70 gli abitanti di Camporotondo, Cessapalombo, Serrapetrona e dei comuni limitrofi in qualità di medico condotto, attualmente svolge la sua professione alternandola a quella di scrittore e di divulgatore della cultura e della religione islamica. E’ autore di numerose pubblicazioni, tra cui il saggio ‘’Integrazione, integralismo e nudo integrale’’ (Ed. Pequod 2006) ed il romanzo ‘’Il sogno’’ (Ed. Atlantide 2008). Punto di riferimento della comunità islamica tolentinate, il Dott. Nabil affianca l’imam nella stesura e nella traduzione dei sermoni. Viene spesso invitato nelle varie scuole della provincia a parlare dell’Islam e del valore del dialogo interculturale, fondamentale strumento di conoscenza e di incontro tra i popoli. Sabato 9 Aprile 2016 il Dott. Nabil ha incontrato gli alunni delle classi terze della Scuola secondaria di I grado rispondendo a domande e curiosità in un clima di attenzione e di interesse.

Può spiegarci cosa si intende per ‘’conflitto di religioni’’ ed in che modo l’Islam vi è entrato?

La falsità delle informazioni fornite dai media è diventata qualcosa di “normale” in un mondo dominato dalla realtà virtuale. In un contesto simile i fortunati sembrerebbero gli animali, che ancora sono “liberi” di vivere al modo “naturale”. Spesso ci si chiede: ‘’Cos’è un musulmano? .E cos’è un cristiano?’’ In realtà sono la stessa cosa. Gli Ebrei non sono una razza, ma sono una “religione”. Chi definisce un ebreo come appartenente ad una “razzaccia” dovrebbe dirlo per assurdo anche della Vergine Maria e di Gesù. Vi dico questo per farvi capire che cristiani, ebrei e musulmani hanno molto in comune in quanto appartengono a religioni monoteiste. “Il conflitto fra religioni” in realtà è stato voluto da interessi economici, ecc.. I cristiani che seguono il Vecchio Testamento non sono forse strettamente legati alle radici ebraiche della loro religione? Non possiamo certo rinnegare le nostre origini. Il cristiano che va alla ricerca delle sue radici spirituali potrebbe scoprire che il suo bis-bisnonno era “ebreo”, come ad un musulmano potrebbe accadere di trovare che un suo avo era cristiano.

Mettendo a confronto le religioni rivelate è dunque improprio ed offensivo utilizzare l’aggettivo “antisemiti” dal momento che tutti, cristiani, ebrei e musulmani, sono semiti.

Quali sono i valori fondamentali dell’Islam?

I pilastri dell’Islam indicano cinque precetti, cioè azioni da compiere:

credere in Allah ed in Maometto suo profeta;

pregare

digiunare

fare l’elemosina

recarsi in pellegrinaggio alla Mecca

 

Ci sono poi i pilastri fondamentali della fede:

 – credere in Dio;

– credere negli angeli;

– credere in tutti i sacri libri (Bibbia, Vangelo, Corano);

– credere in tutti i Messia ed i tutti i profeti senza distinzioni;

– credere nell’esistenza di un destino dopo la morte.

L’Islam non ha un clero, quindi non esiste una gerarchia in base alla quale qualcuno possa investire un’ altra persona della religione islamica o escluderla dall’Islam. Questo rapporto del musulmano con Dio fa’ sì che il fedele possa pregare ovunque. Da quando in Europa sono sorte le prime moschee, quindi da circa 30 anni, si è avvertito il bisogno di tradurre i sermoni perché i fedeli sono sia musulmani arabi che musulmani italiani.

Per l’Islam la fede è più importante “dell’essere musulmani”, difatti i “pilastri della fede” hanno un valore più alto dei cinque precetti. Tuttavia è più facile trovare un musulmano che segue i 5 precetti, meno frequente invece è trovare chi crede e segue i pilastri della fede. E’ il “materialismo” che crea conflitti. Le religioni sono pace, sono amore; quando la religione “si devia” è perché è “in mano a qualcuno”, allora diventa pericolosa. Gli appartenenti all’Isis non fanno parte delle popolazioni dei Paesi in guerra ma sono dei mercenari. Il Corano parla chiaramente: non esiste l’obbligo alla religione, altrimenti è falsità. Dunque con quale giustificazione i terroristi uccidono? L’Isis sta distruggendo anche i musulmani. C’è un imbroglio internazionale.

Perché il divieto di mangiare carne di maiale?

Spesso ci si dimentica che nella Bibbia è proibito mangiare il maiale. Sicuramente né Maria né Gesù hanno mangiato il maiale allo stesso modo dell’ebreo osservante. E’ la secolarizzazione che ha “normalizzato”, cioè ridotto, certe usanze che erano presenti in origine nella Bibbia. Dunque dal momento che né gli ebrei né i musulmani mangiano il maiale sarebbe meglio chiedersi: perché i cristiani mangiano il maiale? Gesù è venuto a portare l’amore. La dolcezza di Gesù Cristo e di Dio è di cercare di essere “morbidi” e di non essere “estremisti”. Il digiuno lo fanno anche gli ebrei, mentre molti cristiani con la secolarizzazione si sono adattati e lo hanno ridotto, o lo hanno modificato mangiando il pesce. Quindi il digiuno non è una invenzione islamica, ma nasce con il monoteismo.

Quale significato ha l’imposizione del velo alle donne?

Quella del velo non è una invenzione islamica ma è un precetto delle religioni monoteiste, anche la Vergine Maria è “velata”. Diverso invece è il caso di chi impone di coprire tutto il volto: questa è una aberrazione e una deviazione, non è Islam. Lo si comprende riflettendo sul fatto che una donna islamica che ha sempre portato il burqa (quindi che ha coperto completamene il volto) andando ad assolvere il precetto del pellegrinaggio alla Mecca, per entrare nel santuario (la Kabaa) deve invece “scoprirsi” la faccia. Questa quindi è la prova di cosa chiede l’Islam.

Quali sono le principali leggi etiche dell’Islam?

Nell’Islam l’ecologia prevede non solo rispetto per gli alberi, ma anche per il mondo “inanimato”, come ad esempio la montagna. Nell’Islam si dice che nel giorno del giudizio quello che noi chiamiamo mondo inanimato “testimonierà o con noi o contro di noi”, ecco perché il musulmano prega spesso in posti diversi, proprio perché quegli stessi luoghi nel giorno del giudizio testimonieranno a suo favore. Quindi dobbiamo rispettare gli animali, le piante. Tutto questo per dire che “nessuno può ammazzare in nome di Dio”. E se anche poi nella realtà succede che qualcuno pronunci una parola “islamica”, ciò non significa che sia autorizzato a tagliare le teste.

Nel corano si dice che “un quartiere in cui uno muore di fame, tutto il quartiere va all’inferno’’, insomma la sorte degli uomini è comune quando si verifica un’ingiustizia.

Il profeta Maometto richiama spesso e dice che la “religione” è essenzialmente “comportamento”. Difatti, chiediamoci: “A cosa serve la religione se non servisse a modificare il comportamento? ”.

Succede spesso che molte ingiustizie, soprusi ed illeciti esistono perché prima la società ti riduce in uno “stato di abbandono” e poi è la stessa società che “fa le leggi per condannare”.

E’ vero che i kamikaze riceveranno una ricompensa in paradiso?

Intanto precisiamo che “kamikaze” è un termine giapponese, allora chiediamoci, cosa c’entra questa parola tanto abusata con il paradiso e con l’Islam? Un musulmano che si ammazza ha già commesso peccato. E pensate quanto pecchi ancor più gravemente se pone fine alla sua vita per uccidere altre persone! La religione musulmana disciplina molti aspetti, anche la guerra, perché a volte bisogna farla per difendersi. Il musulmano ha l’obbligo di difendere la sua fede, la sua famiglia, la sua società, anche utilizzando le armi se ce ne fosse bisogno, ma per “difendere”, non per offendere”. L’Islam dice: “Siate armati fino ai denti per intimorirli, ma non per ammazzarli né per aggredirli”. Quindi armarsi, sì, ma per difendersi. Pensate che il Corano impone che se durante la guerra i nemici chiedono l’armistizio, si ha l’obbligo di accettarlo e di fermarsi. Nel Corano si dice che: “Colui che ammazza un innocente è come se avesse ammazzato tutta l’umanità. E uno che ha fatto rivivere un morente è come se avesse fatto rivivere tutta l’umanità”.

Quali sono gli ostacoli che compromettono l’integrazione sociale dei musulmani?

Se una persona è un vero musulmano non ha problemi e non crea problemi nel Paese in cui vive perché è tenuto a rispettarne le leggi. Se un musulmano entra in modo pacifico in un Paese, egli sa che fa parte della “gente del patto” in tale territorio. Questo significa che, se ad esempio io entro in Italia, come musulmano, è prima di tutto la mia religione che mi obbliga a rispettare questo paese, prima ancora che me lo impongano le leggi italiane. Vi ricordo ragazzi una cosa importante da fare sempre, dialogate con il prossimo e vi accorgerete che tanti pregiudizi cadono.

Come sono le moschee?

La vera moschea deve essere quanto più spoglia. A Dio non servono gli arredi ma la preghiera. Quando in qualche parte del mondo c’è una persona ricchissima significa che altrove qualcuno muore di fame. Se ci sono moschee super lussuose è una aberrazione della nostra fede perché significa aver sottratto ad un povero.

Quale posizione ha la donna islamica all’interno della famiglia?

Il matrimonio nell’Islam è un contratto che tutela la donna. Quest’ultima ha il diritto di avere un contributo in soldi o anche di rifiutarlo; la somma può essere esorbitante o meno. Poi c’è la “dote rimandata”, ossia in caso di divorzio la donna riceve una somma come risarcimento del danno subito. Per l’Islam la donna deve essere protetta. Non è vero che le è negato l’insegnamento od il lavoro, lo stesso Maometto lavorava presso sua moglie che era commerciante. La donna può frequentare la moschea per pregare e seguire i sermoni, ma riunirsi con gli uomini per altri motivi può portare ad una degenerazione. L’Islam vieta il “divertimento”, cioè le occasioni di chiacchiere inutili tra i due sessi, come regola di prudenza, ma la vita sociale delle donne non è staccata da quella degli uomini. Difatti c’è da notare che è proprio nel mondo occidentale che una donna “Ministra” è una “regalia”, appunto perché costituisce un’eccezione, mentre così non è nei Paesi a maggioranza islamica. Ad esempio, nel Bangladesh il primo ministro è una donna. Nella storia dell’Islam le donne sono state addirittura a comando degli eserciti. Bisogna precisare a questo proposito che l’uguaglianza non deve essere nei meriti, ma nelle possibilità che si offrono, altrimenti non è uguaglianza ma un ingiusto equalitarismo, come sosteneva il filosofo Norberto Bobbio. Il ruolo della donna non può essere ricoperto da un uomo, è un ruolo di prestigio. Nel caso di divorzio nell’Islam si parla “del diritto del figlio”. Se il figlio è minorenne è affidato alla madre, perché si riconosce che quello che può fare la madre non lo può fare il padre. Se la madre è affetta da problemi fisici o psichiatrici, o è detenuta in carcere, i figli non vengono affidati al padre ma posti sotto la tutela di una figura femminile appartenente alla famiglia materna, come la nonna, una sorella, una zia. Il Corano dopo l’adorazione di Allah comanda di rispettare i genitori, in primo luogo la madre.

– – – – – 

Qualche riflessione, sulla base di quanto emerso nelle due classi:

L’incontro è stato al tempo stesso coinvolgente e divertente, perché il Dott. Nabil è una persona dotata di humor che sa come animare una conversazione rivolta ai più giovani. Nell’esposizione dei temi che ha trattato egli ha fatto viaggiare i ragazzi nei secoli comparando la tradizione ebraica a quelle cristiana ed islamica, citando a memoria ed in lingua araba il Corano, ricordando passi del Vangelo e del Talmud. Anche i ragazzi di religione islamica hanno avuto modo di approfondire aspetti del loro “credo” che non conoscevano. In molti sono rimasti colpiti dal profondo messaggio etico legato al rispetto della natura e dal valore della preghiera, che oltre ad avere tempi più lunghi di quella del mondo occidentale, si svolge spesso al di fuori dei luoghi di culto. Altrettanto interessante, per loro, è stato scoprire come fra i diversi appellativi, Dio (in arabo: Allah) viene invocato più frequentemente come: “il pietoso”, “il misericordioso”. Significativo per gli allievi è stato anche l’invito a “riscoprire le proprie radici” e le tradizioni comuni, poiché ha fornito loro un importante stimolo per un confronto continuo ed un costruttivo “dialogo” tra “fedi” differenti.

Sabato 9 aprile 2016

Nota: Il Tasbeeh (o misbaha) è una sorta di rosario composto da 99 grani simboleggianti i 99 nomi di Dio. Nella forma più moderna i grani sono stati ridotti a 33 (da far scorrere tra le dita per 3 volte) per rendere più agevole l’uso di questo oggetto di culto che accompagna la recitazione sia collettiva che individuale dei versetti del Corano.