A SCUOLA CON IL TEATRO EDUCATIVO
di Paola Consolati e Daniela Ferramondo (Docenti Scuola sec. di 1° grado)
Nei giorni 19 e 20 Marzo 2014 si è tenuta presso l’Istituto salesiano Don G. Bosco di Macerata la terza sessione del Convegno nazionale del Teatro educazione – esperienze a confronto avente come tema Lingue e linguaggi del teatro educazione. L’evento, promosso dalla U.I.L.T (Unione italiana liberi teatri) in collaborazione con A.G.I.T.A (Associazione per la promozione e la ricerca della cultura teatrale nella scuola e nel sociale), ha visto relatori di diverse regioni italiane confrontarsi sulle esperienze di drammatizzazione nell’ambito di scuole, istituti penitenziari e comunità di recupero, con una particolare attenzione al teatro educativo inclusivo. Agli interventi di docenti e critici letterari di fama nazionale hanno fatto seguito workshop e spettacoli. I relatori del convegno, provenienti da varie regioni italiane, hanno sottolineato alcuni elementi di criticità che il teatro sta attraversando parallelamente alla scuola. Quali linguaggi espressivi sono da privilegiare in un’epoca, come l’attuale, in cui l’immagine domina la parola? Come impedire il naufragio dei testi classici spesso adattati e ridotti a sintesi che ne impoveriscono lo spessore artistico? Ed ancora, quali testi proporre ai giovani attori delle scuole quando la parola nella società attuale è spesso censurata, abusata o intercettata?
L’istituto che ha ospitato l’evento, come tutte le scuole salesiane, dispone di un teatro, luogo che assumeva un ruolo rilevante nell’ azione educativa di Don Bosco.
Reso famoso da Jacques Copeau ed Henry Ghéon nella prima metà del ‘900, il teatro educativo ebbe come primi destinatari ragazzi sottratti alla strada, spazzacamini ed operai sfruttati della Torino industriale di fine ‘800. La valenza sociale di questa forma espressiva riemerge nei tempi che viviamo in tutta la sua urgenza: il teatro è al tempo stesso un momento ludico e di convivenza civile, un luogo in cui è possibile il riscatto da privazioni ed emarginazioni di ogni tipo.
Il convegno è stato curato dall’attore e regista Francesco Facciolli della compagnia maceratese Teatro dei Picari, che dal corrente anno scolastico cura per l’Istituto S. De Magistris di Caldarola il progetto teatrale Dialettiamoci Primavera. Il progetto, che coinvolge le classi prime della Scuola secondaria ed avrà uno sviluppo triennale, è stato promosso dai cinque comuni del territorio in collaborazione con la compagnia Fabiano Valenti di Treia a testimoniare come il teatro amatoriale, tanto radicato nella tradizione maceratese, possa costruire un significativo ponte tra la scuola ed il territorio mettendo a disposizione le proprie competenze ed esperienze. Nel corso delle lezioni tenute dall’attore gli alunni hanno sperimentato le infinite possibilità dello spazio, le diverse durate del tempo, le forme del linguaggio non verbale.
Un progetto teatrale non è il semplice riempimento delle lezioni pomeridiane con un’attività “leggera” e da svolgere, ma un percorso complesso che presuppone il concorso di molteplici azioni di insegnamento-apprendimento: la capacità di lettura e decodifica del testo, l’esercizio di dizione, lo studio della mimica facciale e dell’espressione corporea. Il teatro è un’alternativa al linguaggio passivo della TV, un gioco di insieme che è costruzione di fantasia e di senso; nell’esperienza teatrale non emergono i migliori ma il lavoro del gruppo, da cui, attraverso la gestione delle emozioni, si allontanano individualismi, esibizionismo e conflittualità; da qui l’alta valenza educativa del teatro che rafforza la socializzazione e la collaborazione. Agire un testo significa prendere parte ad un progetto condiviso nel rispetto dei ruoli e dei tempi dei compagni, è prepararsi al mondo esterno investendo nelle proprie risorse. L’esperienza teatrale inoltre passa attraverso le stesse fasi che sottendono all’apprendimento del linguaggio e della scrittura: ideazione, interpretazione e realizzazione. Come scriveva Don Bosco, il teatro fa emergere qualità che gli stessi giovani non sanno di possedere, abitua a lavorare con sacrificio, mette gomito a gomito giovani ed adulti. Se la grande tentazione di ogni insegnante è quella di far bella figura soddisfacendo le aspettative del pubblico, genitori in primis, quindi di dar spettacolo, al contrario scopo primario del teatro educativo è ‘’il teatro per il teatro’’. I ragazzi sono attori e spettatori della performance che li vede protagonisti, ma anche portatori di messaggi che hanno dapprima appresi e poi interiorizzati . Non si recita per un pubblico ma per la propria formazione costruita come in un work in progress.
Dalla passione di Francesco Facciolli per il teatro educativo hanno visto la luce due performance che saranno rappresentate presso il Teatro di Caldarola il 31 Maggio ed il 1 Giugno. In sintonia con gli interessi, l’età ed i corsi di studio degli allievi, la scelta dei testi si è orientata su un adattamento giocoso dell’Odissea ed una rivisitazione del Flauto Magico. Il progetto ha coinvolto gli alunni in tutte le fasi dell’allestimento teatrale: dalla realizzazione delle scenografie al progetto grafico della locandina, dalle coreografie alle musiche ed al canto. Un’attività pluridisciplinare e interdisciplinare che ha fatto maturare nel gruppo capacità di collaborazione, condivisione, organizzazione e flessibilità utili ai ragazzi anche in ambiti diversi da quello scolastico.
Riportando parte del messaggio ufficiale pronunciato dal drammaturgo ed artista performer sudafricano Brett Bailey in occasione della Giornata internazionale del Teatro del 27 Marzo 2014, ci congediamo dal lavoro che ci ha piacevolmente accompagnato nel corso di quest’anno scolastico aspettando le sorprese che ci riserverà per il prossimo:
Ovunque ci sia la società umana, lo spirito irrefrenabile del teatro si manifesta. Nato dalla gente, indossa le maschere e i costumi delle nostre diverse tradizioni sfruttando le nostre lingue, i ritmi ed i gesti, il teatro libera uno spazio in mezzo a noi per celebrare la ricchezza delle nostre culture e far dissolvere i confini che ci dividono.